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Come diventare videomaker: cosa fa, stipendio e corsi

Come diventare videomaker: cosa fa, stipendio e corsi

10 Settembre 2023

Videomaker: chi è, cosa fa

Al giorno d’oggi, nel pieno dell’era digitale, dove il contenuto visivo regna sovrano, la figura del videomaker si è consolidata come una delle più richieste nel panorama del mondo del lavoro.

Ma chi è esattamente un videomaker che cosa fa?

Un videomaker è un artista che cattura, crea e modifica contenuti video. La sua principale responsabilità è quella di raccontare storie attraverso le immagini in movimento, dando vita e forma a narrative coinvolgenti ed emozionanti.

Le responsabilità di questa figura professionale possono variare enormemente a seconda dell’ambito lavorativo.

Alcuni possono specializzarsi in video promozionali per le aziende, aiutandole a costruire un brand e a connettersi con il loro pubblico. Altri possono lavorare nell’ambito dei documentari, cercando di raccontare storie vere, spesso connotate da una forte componente emotiva.

Ci sono poi i videomaker che si concentrano sui video musicali, unendo l’arte visiva alla musica, e quelli che lavorano nell’ambito del cinema, producendo cortometraggi o addirittura lungometraggi.

Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti e si tratta di un lavoro che lascia tantissimo spazio all’estro creativo e alle passioni individuali.

L’attrezzatura che un videomaker utilizza può variare da telecamere professionali ad alta definizione, droni per riprese aeree, luci, microfoni e vari accessori. La post-produzione è poi un elemento fondamentale del processo, dove il montaggio, la color correction, gli effetti speciali e l’audio vengono rifiniti per creare il prodotto finale.

In sintesi, la professione di videomaker è dinamica e in continua evoluzione. Si tratta di una carriera che richiede passione, dedizione e una profonda comprensione dell’arte visiva ma che, allo stesso tempo, è in grado di dare emozioni impareggiabili.

Cosa si deve studiare per diventare videomaker

Nell’affascinante mondo della videoproduzione, il percorso di formazione non segue una traccia predeterminata. Tuttavia, coloro che dominano l’arte e la scienza del videomaking spesso condividono alcune fondamenta comuni.

  1. Percorsi Professionali Raffinati: pur non essendo una prerogativa, molte menti creative gravitano verso studi professionali in cinematografia, produzione video o scienze della comunicazione. Queste discipline offrono un’immersione profonda nella teoria cinematografica, arricchita da tecniche di ripresa e montaggio d’avanguardia.
  2. Workshop e Masterclass: con il ritmo incessante dell’innovazione tecnologica, partecipare periodicamente a workshop di nicchia e masterclass si rivela spesso inestimabile. Questi concentrati di sapere si focalizzano su competenze ultra-specialistiche, dalla stabilizzazione delle riprese a tecniche avanzate di post-produzione.
  3. Arsenale Tecnico: ogni videomaker che si rispetti possiede una conoscenza profonda delle sue attrezzature. E non parliamo solo di telecamere: programmi avanzati di montaggio come Premiere Pro o After Effects, attrezzature di stabilizzazione, droni e software di color grading sono tutti elementi chiave del mestiere.
  4. Il Tocco Creativo: oltre alla tecnica, un videomaker deve saper raccontare, emozionare, trasportare lo spettatore. Ciò richiede una solida base in sceneggiatura, capacità direttive e una sensibilità fotografica innata.
  5. Diplomazia sul Set: la produzione video è un balletto coordinato. L’armonia con il team, che spazia dai clienti agli attori, dagli illuminotecnici ai truccatori, è essenziale. La capacità di comunicare visioni e aspettative in maniera chiara e lineare è tanto cruciale quanto ogni altra competenza.

Concludendo, un videomaker d’elite non è solo un tecnico, ma un artista, un regista, un comunicatore.

La chiave? Esperienza sul campo.

Teoria e pratica si intrecciano, affinando continuamente l’arte attraverso progetti e sfide crescenti.

Come si inizia a lavorare da videomaker

Nel labirintico universo del videomaking, i neofiti dell’industria si ritrovano spesso a chiedersi quale sia la chiave per decifrare i misteri della professione. L’inizio può sembrare un percorso ostico, ma ogni veterano sa che ogni epica carriera inizia con un singolo frame.

Aprire le porte a un futuro luminoso nel videomaking inizia inevitabilmente con la creazione di un portfolio e, in particolar modo, di uno showreel impeccabile. Questa raccolta di momenti selezionati, che cattura l’essenza del tuo talento e la tua versatilità, deve diventare il tuo biglietto da visita, il tuo passaporto verso il riconoscimento.

Ma come ogni artista sa, il talento da solo non basta.

La capacità di tessere una rete, di creare e nutrire connessioni nel settore, è spesso ciò che separa un aspirante videomaker da un professionista affermato. Immergersi nell’ecosistema dei festival cinematografici, partecipare attivamente a workshop e conferenze, può fornire quella piattaforma cruciale da cui lanciare la propria carriera.

E poi, c’è la questione irrisolta del freelance rispetto all’affiliazione a una casa di produzione…

Molti scelgono la libertà del freelance, preferendo plasmare il proprio destino, mentre altri trovano sicurezza e risorse all’interno di studi più strutturati.

Indipendentemente dalla scelta, è il fuoco interiore, la passione inarrestabile per raccontare storie attraverso l’obiettivo, che spinge ogni videomaker verso l’eccellenza.

E, come sappiamo, l’eccellenza non è un atto, ma un’abitudine.

Quanto viene pagato un videomaker?

Ah, la questione del denaro, quell’antico dilemma che affligge ogni artista da secoli di storia dell’umanità.

Nel mondo del videomaking, dove l’arte incontra l’industria, la questione della compensazione può diventare un’intricata danza tra valutazione del proprio talento e le esigenze del mercato.

I videomaker, come molte professioni creative, non seguono una tabella salariale fissa.

I tarocchi economici del settore possono variare considerevolmente, dipendendo da diversi fattori. Un neofita potrebbe trovare opportunità in progetti indipendenti, guadagnando magari una retribuzione simbolica o, in alcuni casi, lavorando pro bono in cambio di esperienza e visibilità.

Al contrario, un videomaker affermato, con un portfolio che brilla di riconoscimenti e successi, può richiedere cifre ben più sostanziali.

La geografia, inoltre, gioca un ruolo fondamentale. Lavorare nelle grandi città o nelle megalopoli del cinema come Los Angeles, Mumbai o Cannes può offrire opportunità finanziarie diverse rispetto a piccoli centri. La specializzazione scelta, che sia pubblicità, documentario o cinema, può influenzare in equal maniera il salario.

Infine, come in ogni settore, la negoziazione è fondamentale. Essere chiari sui propri valori, conoscere il proprio valore sul mercato e avere la capacità di negoziare con fermezza può fare la differenza tra un salario mediocre e una retribuzione che riflette veramente il talento e l’impegno profuso.

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Nel vasto universo del videomaking, dove ogni stella brilla di una luce propria, come puoi assicurarti di risplendere più luminoso degli altri?

L’arte di creare filmati coinvolgenti, emozionanti e di impatto risiede tanto nella tecnica quanto nel talento innato. Ma come ogni grande regista ti dirà, il talento ha bisogno di essere forgiato, affinato e nutrito.

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Ma perché scegliere proprio il nostro Corso? Semplice.

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